Google crea Noto: la font che parla 800 lingue

Google crea Noto: la font che parla 800 lingue

Dalla scrittura cuneiforme agli emoji. Più di 110mila caratteri raccolti in una sola font. Open source, ovviamente.

Google crea Noto: la font che parla 800 lingue

Finalmente disponibile Google Noto (abbreviazione di “no more TOFU”), la famiglia di font liberamente scaricabile e utilizzabile da tutti, senza limitazioni.

Il gruppo di Mountain View ci ha lavorato per circa 5 anni in collaborazione con Monotype, Adobe e un network di volontari. Ad ottobre il lancio: la prima font open source che comprende 800 linguaggi e i 110.000 caratteri, tutti negli standard Unicode. 472,6 MB di infinite possibilità di comunicazione digitale.

Appena l’ho saputo sono saltata sulla sedia dalla gioia. Capisco però che questo entusiasmo, senza le dovute premesse, non possa essere condiviso da tutti. Anche perché vi starete chiedendo: cosa diavolo c'entra il TOFU?

Partiamo dal principio.

Quando sul nostro computer cerchiamo di visualizzare un testo scritto con un carattere non disponibile, vengono mostrati dei piccoli rettangoli vuoti, che in gergo si chiamano TOFU. Sì, perché, a dirla tutta, sembrano proprio dei piccoli cubetti di formaggio di soia.

Sul web le cose si complicano, perché la scelta di caratteri è limitata. È vero, oggi è possibile disporre di centinaia di webfont (free o ad abbonamento) che il browser può scaricare insieme agli altri dati della pagina. Ma resta sempre il problema dei caratteri speciali, delle lingue che non usano il nostro stesso idioma, che noi web designer siamo spesso costretti ad associare a font con corpo, ingombri e aspetto completamente differenti da quelli scelti, stravolgendo la corporate identity.

Noto, arriva in nostro aiuto, con la particolarità di potere essere usato per la maggior parte delle lingue del mondo, circa 800, e degli alfabeti, più di un centinaio, utilizzando uno stile armonico e un “family feeeling” di proporzioni ed equilibri tra i caratteri. No more TOFU, dunque.

Non solo le lingue in uso, ma anche lingue morte e scritture antiche.

Una fantastica macchina del tempo che ripercorre la storia della scrittura, dando a tutti i set di carattere un’omogeneità di stile.

Dalla scrittura cuneiforme dei Sumeri dell’antica Mesopotamia, al fenicio e al canadese aborigeno. Dall’Ogham irlandese del primo secolo d.C. agli emoji, dai simboli matematici alle note musicali.

La creazione di Noto ha coinvolto centinaia di persone tra cui ricercatori, grafici e linguisti. Questo incredibile team (che ha coinvolto anche alcuni monaci buddisti per la versione Monotype dei caratteri tibetani), ha permesso in alcuni casi di realizzare la prima trascrizione digitale di linguaggi meno conosciuti, come nel caso della lingua Funai, parlata da un’etnia nomade dell’Africa occidentale.

Tutto questo passando da varianti serif e sans serif, con e senza “grazie”, in un omogeneo Google style.

La famiglia di font Google Noto è stata pubblicata con una licenza open source (Open Font Licence) che permette a tutti di scaricarlo e usarlo liberamente. E con “tutti” Google intende davvero tutti, allo scopo di rendere accessibili i suoi servizi anche a chi vive nei posti più remoti.

E per far felici noi web designer.

Ritratto di afracassi

Art Director, food photographer, font addicted, Social Media lover.
Digital Art Director per Netdream dal 2011, minimalista, paladina delle Corporate Identity, fanatica degli accordi cromatici, divoratrice di stimoli visivi. Allineo e coordino tutto, anche i calzini nei cassetti del comò.

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